sabato 17 novembre 2018

Nella crisi la vita


Nel capitolo 13 Gesù preannuncia la distruzione del Tempio quando non rimarrà alcuna pietra al suo posto e di tutto quello splendore non si avrà più che il nostalgico ricordo. Nei versetti di questa domenica ci proietta alla fine dei tempi, quando tornerà per dire basta alla storia e inaugurare finalmente la vita eterna. Ognuno riceverà secondo il bene e il male compiuto. L’allusione al cielo che si incupisce e agli astri che si oscurano - sole luna stelle - rimanda anche ad un altro preavviso, quello della Passione, quando in effetti, secondo il racconto evangelico, “si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio, perché il sole si era eclissato” ( Lc 23,44). Quello spettacolo atmosferico inspiegabile fu visto da tutti, compresi gli evangelisti che raccontano. La natura stessa cioè era diventata in qualche modo segno di quanto stava accadendo sul Calvario.

Una grande morte in vista di una nuova creazione. Guardando il messaggio di Gesù da questo punto di vista creativo, ci rendiamo conto che lo spavento apparente dei segni e del dolore, che restano una realtà innegabile, portano però dentro la forza della risurrezione, della vita, quella zoè, cioè la vita vera di qualità superiore che Cristo ci ha guadagnato. È il mistero e la realtà del suo amore che ci fa entrare in una dinamica di vita nuova. Quella che solo lo Spirito Santo può generare. E allora ci rendiamo conto che davvero tutto è vivibile da quando Gesù lo ha riscattato, salvato dall’interno. Ci rendiamo anche conto che la presenza di Maria accanto a noi ci permette di aprirci a questa novità, facendoci percorrere il cammino della conversione, che generalmente dura molti anni, o comunque un tempo lunghissimo.

Come madre ci forma e ci accompagna, opera attivamente e ci comunica la grazia. Segue il nostro percorso, sostiene i momenti di crisi, ci incoraggia a restarvi per scoprirne i germi di liberazione che ogni crisi custodisce. Lei per prima non si è staccata dalla croce e mentre ha sperimentato la fine di una maternità, è stata introdotta in una maternità inaudita, di portata infinita, che avrebbe raggiunto ogni uomo sulla terra, a ogni latitudine, in ogni tempo, con l’unico obiettivo di aiutarci a intraprendere il cammino antico e sempre nuovo del chicco di grano che se non muore non può portare frutti di vita. Questo Vangelo è perciò un inno alla speranza, e ci invita con forza a non avere paura di nulla, perché il vero dolore non è quello che può capitarci di sperimentare ma unicamente il viverlo da soli, lontani dal cuore di Dio.

 Vangelo secondo Marco (Mc 13, 24-32)

«In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall'estremità della terra fino all'estremità del cielo. Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l'estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte. In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. Quanto però a quel giorno o a quell'ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre».

sabato 10 novembre 2018

Tutto di te


Ha dato tutto quello che ha. Non il superfluo, non lo scarto del cuore, tutto di sé. Gesù nel Vangelo di questa domenica dà uno dei suoi più importanti insegnamenti dopo avere osservato attentamente come la gente gettava monete nel tesoro del tempio, fino alla povera vedova che attrasse la sua attenzione per il gesto ardito e pieno di abbandono. Quello cioè di mettere come offerta tutto quanto aveva per vivere, un misero soldo. Gesù parte dall’osservazione della realtà, traendo spunto da quello che vede, tocca, incontra per aiutare a trovare delle chiavi di lettura che possano indicare la via da seguire per essere veri. E allora lo ritroviamo in un giorno mentre coi suoi se ne sta seduto tranquillo davanti al tesoro del tempio, quel tesoro dove i fedeli ebrei lasciavano le loro offerte. Offerte in denaro ovvero un segno per dire che mi sta a cuore la casa di Dio, che mi stanno a cuore le opere di bene che si possono fare, un po’ come facciamo noi quando devolviamo qualcosa del nostro stipendio per sostenere qualche progetto a favore di chi è in necessità. Nulla da dire dunque per queste forme di elemosine, ma Gesù punta all’intenzione. Lui che guarda il cuore, legge nell’intimo, scruta le profondità dello spirito, sa quello che ci passa per la testa, sa anche se lo facciamo per farci notare, per darci un contentino gratificatorio oppure se davvero sentiamo dentro l’importanza di condividere quanto abbiamo. 

Questo sguardo penetrante di Gesù che va in profondità ci fa pensare all’unica domanda da farsi nella vita in qualunque occasione e qualunque ruolo abbiamo: “Agli occhi di chi?”. Agli occhi di chi faccio ciò che faccio, agli occhi di chi agisco, mio muovo, prendo l’iniziativa, cerco e sperimento. C’è una via segreta, fatta di silenzio e di intimità, quella che il cuore condivide col suo Dio. Questa via è pacificante, porta una gioia inaudita, perché fa vivere col desiderio di piacere a Lui, di essere in comunione con lui. L’esibizionismo che va a caccia di consenso appartiene a chi non pensa con la sua testa e si lascia guidare dagli stereotipi culturali basati sul successo fine a sé stesso. Chi sta con Gesù, invece, chi l’ha incontrato davvero, o desidera incontrarlo, sente e intuisce che la strada da percorrere è fatta di misteriosi silenzi e di lunghe attese, bagnate di tanta speranza e anche di dolce nostalgia. 

Chi ci accompagna su questa via di autenticità che va alla radice delle cose è Maria, col suo esempio di discepola e con la sua potenza di madre. Chiunque voglia capirla si rende conto che nei Vangeli si parla assai poco di lei, eppure ogni sillaba ha un peso specifico di prim’ordine. È la caratteristica delle personalità autentiche: non hanno bisogno di affascinare, attraggono da sé. Così questa figlia del Padre e sorella dell’umanità ci mostra la stessa via della vedova del Vangelo di questa domenica, la via dell’umiltà, dell’abbassamento, delle ricerche dal basso. Esploratrice di sentieri divini, invisibili agli occhi ma non al cuore. Maria ci forma col cuore di questa vedova, anche lei discepola ed esempio di una fede vera, che si dà senza essere vista, perché si nutre di autenticità. Maria ci aiuta a scegliere le vie di Dio, quelle che percorre solo chi vuole essere bello agli occhi del suo Dio, della bellezza che viene dall’amore, dalla misericordia, dal perdono. La bellezza cioè che rivela il volto di un Altro. L’unico buono, l’unico vero e bello.


Vangelo

Mc 12, 38-44

In quel tempo, Gesù [nel tempio] diceva alla folla nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa».
Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo. Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro:
 «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».


La Via della felicità