sabato 21 dicembre 2019

Dio che scioglie i nodi

Protagonista di questa vangelo è Giuseppe, lo sposo di Maria, al quale viene fatto un annuncio, in una modalità differente da quello fatto a Maria. Sarà nel sogno che un angelo andrà da lui per rivelargli il progetto di Dio. Ma cos’è accaduto a Giuseppe di tanto decisivo per cui Dio interviene parlandogli in sogno? Giuseppe è venuto a conoscenza della maternità di Maria. Lo Spirito Santo l’ha resa incinta di un bambino che sarà il Figlio di Dio, destinato ad essere grande. Davanti a questa comunicazione di Maria, Giuseppe resta inchiodato. La realtà bruscamente viene a destabilizzarlo. La vita che pensava di vivere in un attimo crolla miseramente. Tutto l’immaginario attorno a cui si era costruito viene meno. Non sposerà più la donna che ama, non avrà più una famiglia, non sarà benedetto come ogni ebreo che, nella vita familiare ricca di amore e di figli, vedeva la realizzazione concreta della benedizione di Dio. Messo davanti a un intervento di Dio tanto grande, Giuseppe ha paura. Non se la sente di continuare in un legame in cui ormai sembra essere il terzo intruso. Maria e Dio stanno camminando su una strada straordinaria che sembra portarli lontani da ogni normalità. Perciò, sentendosi piccolo e impotente, da uomo retto qual era, decide di farsi da parte. E di rompere il legame con Maria nel segreto, in modo da evitarle i rischi delle conseguenze di un ripudio pubblico.

Mentre Giuseppe va dolorosamente considerando queste cose, ecco, Dio interviene. Fa irruzione nella sua vita mentre dorme, e sogna. L’angelo gli porta il messaggio del Signore: “Giuseppe, non temere di prendere con te Maria, perché quello che è generato in lei viene dallo Spirito Santo”. Impressionante la reazione di Giuseppe: appena si svegliò, fece come gli aveva ordinato l’angelo e prese con sé la sua sposa.
Un vangelo stupendo, nel quale cogliamo la dinamica fondamentale di Dio: essere l’unico Salvatore. Le nostre esistenze, anche le più lisce, sono improvvisamente segnate da eventi che piombano talvolta come veri e propri macigni sulla nostra testa. La prima reazione è di rifiuto, di fuga, è sentire sensazioni di forte tensione e sofferenza perché la realtà è la realtà e non riusciamo a cambiarla, pur facendo ogni possibile sforzo e pregando tutti i rosari possibili. Vorremmo che Dio ci salvasse dalle situazioni e che ci togliesse la fatica di starci dentro, di sentirci addosso quel peso opprimente. Ma Dio non agisce così. Non accetta la scelta di Giuseppe di fuggire dalla sua ora di prova. Non si arrende al suo no. Lo prende per mano, addirittura apparendogli in sogno, per fargli assumere tutta la responsabilità della situazione, per fargli fare l’esperienza che può attraversare le tenebre lasciandosi guidare verso la luce.

Solo il Signore può con la sua vicinanza farci entrare in contatto con le nostre ferite, che noi, da soli, al solo sfiorarle, tremiamo. Esiste una via nota a Dio solo che misteriosamente si accende e diventa percorribile all’interno degli eventi più faticosi. Se, anche tra le lacrime, ci affidiamo all’amore di Dio e all’amore materno di Maria, se facciamo quest’atto di abbandono, consapevole e tenace, e lo rinnoviamo ogni istante, comprendiamo che tutto quello di cui c’è bisogno è ascoltare la calda voce del Signore, prestare attenzione ai segni che dissemina nel nostro cammino, a come ci incontra nella nostra quotidianità, e come Giuseppe siamo resi capaci di cogliere l’orientamento che vuole dare alla nostra vita. In fondo quello che ci fa soffrire non è la vita con le sue prove, ma l’essere o meno soli nell’affrontarle. Abbiamo molto da imparare anche dal silenzio di Maria, che pervade questa pagina di vangelo. Nel suo silenzio c’è la prova più eloquente della sua sconfinata fiducia nell’agire di Dio. Maria avrà pensato che se Dio le aveva chiesto qualcosa di tanto impegnativo, avrebbe lui stesso provveduto. Se uno si appoggia completamente a Dio, cosa deve temere? Mancava il sì di Giuseppe, e anche questo venne.
22 dicembre 2019
Mt 1,18-24
IV domenica di Avvento
18Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. 19Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. 20Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; 21ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
22Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:
23Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio:
a lui sarà dato il nome di Emmanuele,
che significa Dio con noi24Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.

sabato 14 dicembre 2019

La salvezza secondo Dio


Nel vangelo di questa terza domenica di Avvento assistiamo a un dialogo importante tra il Battista e Gesù, dialogo fatto a distanza, perché Giovanni è prigioniero nella fortezza di Erode, dove troverà la morte di lì a poco. I suoi discepoli vanno da Gesù per riportagli la domanda del Battista: «Sei tu il Messia oppure dobbiamo aspettare un altro?». È un interrogativo che mostra il momento critico e drammatico che il Battista sta vivendo. Dopo avere annunciato per mari e monti l’arrivo del Messia, ora sembra afferrato da un dubbio sull’identità di Gesù. È lui oppure no?

Un dubbio che ci rende Giovanni amico e compagno di cammino. Dio non ha mai desiderato dei figli che non chiedono, non usano la loro testa per pensare, per cercare, per essere aiutati a capire e credere. Anzi, il Battista qui si sta rivolgendo a Gesù stesso, sta domandando direttamente a lui e non ad altri, la sua è la preghiera più bella, quella che sgorga dal cuore quando – posti davanti a grandi prove – sappiamo volgerci verso l’unica persona che ci può salvare. Come Maria a Cana, che non esitò e si rivolse a Gesù, affidando a lui la necessità del momento. Gesù infatti interrogato, risponde. Dio sempre ci risponde, non è sordo alle nostre suppliche, ciò che conta è essere disposti ad ascoltare quello che ci risponde, che tante volte non equivale a quello che immaginiamo. Ma che è il maggior bene per noi. Gesù risponde aprendo la Bibbia. Nella parola del profeta Isaia vede annunciata la sua persona. Colui del quale Isaia parlava, ora è qui e ha il suo volto. Scrive Matteo: «Gesù rispose loro: “Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete:  i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo”». Giovanni può capire che Gesù è davvero il Messia perché compie le opere che Isaia aveva annunciato in relazione al futuro Messia che sarebbe arrivato.

È questo il segno che Dio è in mezzo al suo popolo: chi non vede, torna a vedere, chi è malato guarisce, chi è morto rinasce, chi è povero di cuore può accogliere il vangelo, la parola che salva. Quella di cui parla Gesù qui è la grande liberazione del cuore che tocca chiunque sia disposto a scendere dall’alto delle sue convinzioni e voglia umilmente dialogare con Dio. Giovanni non sarà liberato, morirà prigioniero, come Maria non sarà la madre di un Messia vincente secondo il mondo. Gesù stesso non ha voluto scendere dalla croce pur potendo. Contempliamo in questa domenica la salvezza portata da Gesù. Non una salvezza dalla vita, che ci eviti le magagne e le grandi prove, i grandi dolori senza un perché, ma la salvezza dentro la vita, nelle pieghe dell’esistenza. Come potrebbe un morto risorgere se prima non muore? Come può un cieco vedere se prima non poteva? Come può un malato guarire, se prima non aveva il cuore spezzato? E se prima l’uomo vive tutte queste situazioni dolorose, questo significa che non gli è tolta la fatica della vita, però mentre sperimenta tutta questa complessità di situazioni, può trovare, se apre il cuore, la via della salvezza. Farsi salvare dal Signore, secondo quello che lui riterrà opportuno per il bene maggiore di tutti. Il cieco nato tornò a vedere, la figlia di Giairo fu risuscitata, Gesù invece morì in croce, e tante nostre situazioni si risolvono non secondo noi ma secondo Dio. Dove sta la salvezza? Nell’abbandono nelle mani del Padre, i cui pensieri non sono i nostri e le cui vie non corrispondono alle nostre. Chi avrebbe potuto solo immaginare lo splendore della risurrezione?

Affidarci a Maria significa imparare, da questa nostra sorella nel cammino, il valore dell’abbandono alle vie di Dio, alla sapienza della croce. Puntare l’attenzione su ciò che conta, su come Dio vede noi e la situazione che gli presentiamo. Tante volte Massimiliano Kolbe si chiese cosa fare, come affrontare ciò che gli capitava e sempre trovò in sé questa risposta: «Come, quando e se lo vuole l’Immacolata», nella certezza di fede che se Dio non libera secondo noi, tuttavia divinamente libera e lo fa secondo lui, dunque aprendo strade dove strade sembrano non esserci e fecondando le realtà più oscure con la tenerezza rivoluzionaria del suo amore. Si rallegrino perciò il deserto e la terra arida, come dice Isaia nella Prima lettura, non perché tutto va secondo il nostro modo di pensare, ma perché «Dio viene a salvarci» (cf. Is 35,1ss). E questo ci basta.

15 dicembre 2019
Mt 11,2-11

III domenica di Avvento


In quei giorni 2Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò 3a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». 4Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: 5i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. 6E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».
7Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? 8Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! 9Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. 10Egli è colui del quale sta scritto:
Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero,
davanti a te egli preparerà la tua via
.
11In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui.


La Via della felicità