sabato 31 ottobre 2020

Beato te!

 


Siamo tutti apprendisti in un mestiere dove non si diventa mai maestri 
Ernest Hemingway

Chi fosse digiuno di vangelo, nel leggere queste parole di Gesù penserebbe di trovarsi davanti a un enigma, a una strana serie di indicatori di felicità. Beato chi si svuota di sé, chi sceglie la via della mitezza, chi ha compassione e si impegna per la pace e il perdono, chi si coinvolge nella ricerca della giustizia ed è pronto a pagarne le conseguenze. Una via per diventare uomini e donne, per apprendere quel mestiere di vivere che sta tanto a cuore al Signore. A che serve seguire Gesù se non facciamo diventare gesti e azioni le nostre convinzioni? Come facciamo a impedirci di essere ciò che vogliamo? Quali meccanismi lasciamo che si inneschino in noi inconsapevolmente?

Gli ostacoli che Gesù indica sono svariati: un cuore duro, che non ascolta la sua voce, l’atteggiamento conflittuale e competitivo verso gli altri, il rinchiudersi nelle proprie cose senza curarsi del bene degli altri, il ripiegamento su di sé senza impegno e senza coinvolgimento, senza fermarsi a sentire le sofferenze del mondo e chiedersi che contributo poter dare.

Ognuno di noi ha il suo punto da lavorare. Qualche difesa che ha eretto e che occorre individuare. Bisogna mettere mano alla nostra trasformazione, guidati dal Signore.

Ora che la pandemia riporta all’essenziale le nostre vite, possiamo usare bene questo tempo per cambiare qualcosa dentro di noi. Il premio è certo: pace, gioia, serenità, senso di gratificazione interiore, fiducia smisurata. I frutti squisiti della relazione di amicizia con Dio. Chi crede, è toccato dalla grazia, ne fa esperienza viva. E il nostro affidarci alla Madre altro non è che lo scegliere con semplicità la strada dell'essenziale, nel desiderio di vivere come lei a partire dal cuore per saper andare al cuore delle cose. 

COME PREGARE IL VANGELO

Chiudo gli occhi e mi connetto con Gesù. Sento il suo sguardo su di me e mi apro a lui. Leggo e rileggo la pagina scelta. Mi fermo dove sento che una Parola proprio ora ha qualcosa da dire al mio cuore e alla mia vita. Mi fermo e sosto. La ripeto e parlo con Gesù di quello che sento e penso. Gli chiedo ciò che voglio e sono aperto a ciò che vorrà donarmi lui. Lo ringrazio ed esco lentamente dal dialogo. Durante la giornata verifico come questa Parola continua a parlarmi e guidarmi, e a instillarmi nuove ispirazioni.

 

1 novembre 2020 - Solennità di Tutti i Santi

Dal vangelo secondo Matteo 5,1-12

In quel tempo1vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. 2Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:

3«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
4Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
5Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
6Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
7Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
8Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
9Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
10Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
11Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. 12Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi.

 

sabato 24 ottobre 2020

Cuore fisso in lui

 


Anche in questo vangelo Gesù viene messo alla prova. Alcuni dotti ed esperti delle Scritture tornano all’attacco per metterlo in difficoltà. Non vogliono vedere chiaro in se stessi e cercano un capro espiatorio su cui proiettare le loro frustrazioni. Gesù risponde con la grandezza d’animo che lo caratterizza. Non esprime un giudizio sul fatto che stanno agendo con doppiezza, si rivolge a loro invece come se stesse parlando ad amici, a cui fa una bellissima condivisione. Tu vuoi sapere cosa conta davvero? Amare con tutto te stesso il Signore, cercare il suo volto, desiderare la sua presenza, la sua vicinanza, avere nostalgia della sua carezza paterna, spingerti così oltre te stesso da uscire da te. Metterci tutto te stesso, tutto quello che sei e che hai per tenere viva la relazione con lui, non darti per vinto di fronte alla tentazione di abbassare il tiro e accontentarti. Solo mantenendo costante l’orientamento verso di lui, possiamo mantenere il cuore fisso in lui.

In questo tempo complesso e instabile che stiamo vivendo, la stabilità ce la può donare solo chi è al di sopra di noi, e non è condizionato dai limiti della storia. In che modo il Signore ci sta parlando al cuore in questi giorni segnati da tanta incertezza, da tante domande? Ora ci raggiunge con questa parola, che è certezza di fede. Non siamo in balia del caos. Dio non può toglierci la complessità e anche la grave difficoltà in cui possiamo venire a trovarci, ma non ci fa mancare mai la sua protezione, il suo aiuto. Siamo dentro una storia d’amore, siamo dentro un progetto. E il Signore ha cura di noi, di ciascuno. Ha cura del filo d’erba, dei passeri del cielo, come lui stesso ha detto, tanto più di noi, che siamo figli.

Gesù sembra indicarci la strada necessaria per vivere. Autentici nel metterci nudi e poveri davanti a lui, e a lui affidarci, e autentici verso gli altri, ossia capaci di guardarli senza filtri giudicanti, per riconoscerci nello specchio comune della nostra umanità, in ciò che abbiamo in comune e che è la dignità e l’amabilità, l’essere degni di stima e di rispetto. L’altro ha diritto quanto me ad essere guardato come persona, non come soggetto che fa questo o quello, che si comporta in questo o in quell’altro modo.

Amare Dio, amare l’altro… ma prima di tutto amare se stessi. Porsi davanti allo specchio e saper sorridere, perché capaci di vedere in noi, nelle profondità degli sguardi, quella luce gioiosa che parla dell’amore di Dio, presente nello spirito di ciascuno e che cerca solo un varco attraverso cui passare e riflettersi. È una prova da fare!

Affidarci a Maria oggi significa ridirci che abbiamo fiducia, che niente di ciò che accade, pur destabilizzante, può staccarci dalla certezza che il Signore è con noi. E se c’è lui, c’è anche la salvezza. San Massimiliano Kolbe scrive: “L’Immacolata ha il suo tempo per tutto”. E con questo ci aiuta a rinnovare la fiducia. È solo questione di tempo. Occorre passare attraverso la nostra storia, non ci sono sconti, occorre percorrere la strada che dobbiamo percorrere, ma tutto è sotto lo sguardo materno di Maria e tutto è nelle mani del Signore. Le circostanze che viviamo sono l’occasione per noi per affidarci e agire serenamente.

 

25 ottobre 2020

Mt 22,34-40
XXX Domenica nell’anno
In quel tempo34i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme 35e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: 36«Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?». 37Gli rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente38Questo è il grande e primo comandamento. 39Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso40Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».

 

sabato 17 ottobre 2020

Onesti davanti alla vita

 

Questa domenica attraverso il vangelo siamo portati all’interno di un conflitto che avviene tra un gruppo di farisei e Gesù, o meglio tra un gruppo di discepoli dei farisei e Gesù. Infatti i farisei non hanno il coraggio di andare di persona da Gesù ma mandano altri con lo scopo di cogliere in errore Gesù. Capita anche nelle nostre relazioni che si vada incontro a qualcuno con un pregiudizio. Già sappiamo l’altro come reagirà, cosa farà, e puntiamo il nostro sguardo sui suoi difetti, per cui cerchiamo anche inconsciamente di metterlo in una condizione in cui farà qualcosa di sbagliato. È il caso in cui noi non siamo specchio limpido per l’altro ma deformante: etichettiamo l’altro e con la nostra non-accoglienza lo induciamo a tirare fuori il peggio di sé!

E possiamo fare questo anche con la vita, con le situazioni, con la Parola di Dio che ascoltiamo. Non ci poniamo con onestà davanti alla realtà ma cerchiamo quello che vogliamo vedere noi. Anche se è sbagliato e ci farà male.

Gesù oggi ci invita a non fare più così. A prendere coscienza che mettiamo dei filtri tra noi e lui, tra noi e la sua parola, tra noi e gli altri, tra noi e la vita. Il problema è che Dio ci parla nella vita e se noi mettiamo questi filtri protettivi poi come fa il Signore ad arrivare fino a noi? Non dimentichiamo mai che siamo liberi. Dio bussa e non si impone. Quando Gesù alla fine di questo vangelo dice: “Date a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio”, ci sta dicendo che dobbiamo essere onesti con noi stessi e con la vita. Ci sono obbedienze alla vita necessarie, legate alla nostra condizione come alzarsi presto al mattino per andare al lavoro, attendere il proprio turno quando siamo in fila, accettare il tempo che passa e gli acciacchi che ci limitano, avere pazienza e sapere attendere i tempi e i momenti giusti. E c’è l’obbedienza a Dio, dove obbedire significa ob-audire ossia accogliere con fede ciò che abbiamo ascoltato da lui, ciò che lui ci ha detto. E Dio ci parla nella vita: mentre viviamo le obbedienze necessarie, lui ci ispira e ci assiste con il suo Spirito, ci aiuta a scegliere secondo il suo pensiero. Perciò se siamo uniti al Signore, sapremo stare nella vita con un certo stile, in un certo modo, con la serena certezza che stiamo costruendo insieme con Dio, dunque cerchiamo la sua volontà nelle cose che ci capitano e che viviamo. E siamo perciò sereni nel dare a Cesare ciò che è di Cesare ossia nell’accettare tutto ciò che la vita comporta.

In altri passi del vangelo Gesù raccomanda di non preoccuparsi e di lasciare che sia lo Spirito Santo a insegnarci come e cosa dire, specialmente quando siamo in difficoltà, quando viviamo certe situazioni in cui ci sentiamo sotto accusa. Maria, a cui sempre guardiamo, è stata capace di non frapporre filtri tra sé e la realtà, mai ha cercato di chiudere gli occhi di fronte alle sfide che la vita che le ha portato. Se pensiamo a come ha affrontato la morte ingiusta del figlio, capiamo al volo come sia rimasta nell’esperienza del dolore conservando intatto il suo affidamento al Padre. A quel Padre del cielo che ha appunto promesso lo Spirito Santo come Consolatore nel momento della prova. Maria non ha mai pensato che Dio potesse avere qualcosa di sbagliato nel permettere certi eventi, ha saputo custodire il dono più prezioso: la fede in lui e nella sua bontà, la fiducia in un nuovo futuro possibile.  

 

18 ottobre 2020

Mt 22,15-21
29° Domenica nell’anno

In quel tempo15i farisei tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi. 16Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. 17Dunque, di' a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?». 18Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? 19Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. 20Egli domandò loro: «Questa immagine e l'iscrizione, di chi sono?». 21Gli risposero: «Di Cesare». Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».

 

sabato 3 ottobre 2020

Il frutto che aspetti da me

 


Gesù anche questa domenica usa un racconto, una parabola per farci arrivare un messaggio che è di fondamentale importanza per la nostra vita. Gesù ci parla di un uomo che possiede una vigna a cui dedica ogni attenzione possibile, curandola con amore e, dovendo partire, la lascia a dei contadini perché la curino. Quando ritorna e ne chiede i frutti, riceve un secco rifiuto. Tutti i servi che manda, vengono respinti e uccisi, compreso il figlio anche lui mandato a chiedere conto dei frutti. Il messaggio di Dio è più che mai chiaro. A noi ha dato tutto se stesso, ci ha creati, ci ha dato la possibilità di vivere su una terra meravigliosa, in cui tutto ha un suo ordine e una sua armonia, ci ha fornito di tutte le capacità per poter far funzionare secondo giustizia e amore la nostra esistenza e le cose che ci circondano. E non ci ha lasciati soli, senza aiuto e direzione. Nella persona del figlio Gesù è venuto lui stesso per stare con noi e farci sperimentare la vita nuova nello Spirito, che ci ha lasciato. Ogni istante è con noi, e parla al nostro cuore anche attraverso il vangelo, la Parola che lui ci dà come cibo spirituale. 

Insomma noi dal Signore abbiamo ricevuto tutto. In risposta noi tante volte – e questo tempo di pandemia lo dimostra – abbiamo scelto soluzioni egoiste, abbiamo preferito cambiare le carte in tavola e mettere al primo posto il denaro, il potere, l’interesse personale, generando attorno a noi ingiustizia, calpestando il valore sacrosanto della dignità della persona. Ma l'ingiustizia c'è anche per gli stili di vita iniqui, quando si continua a spendere in modo esagerato per beni di lusso o abiti firmati e non ci si pone neppure il problema di guardarsi attorno per creare associazioni o altre realtà a favore dei più deboli della società, delle persone più a rischio, delle realtà più fragili. Sì, anche fingendo di non capire il bisogno che c'è e preoccupandosi troppo per se stessi e per le proprie nevrosi, si genera ingiustizia. 

Quali frutti ci sta chiedendo il Signore oggi? Ognuno di noi ha un cammino specifico, e senz’altro per ognuno c’è un passo particolare da fare: chi è doppio e Dio gli chiede di diventare onesto, chi non perdona e Dio gli fa sentire il malessere affinché cambi rotta, chi si tiene a distanza dalle relazioni e Dio lo stimola a fidarsi, a esporsi, chi vede tutto nero e Dio lo invita ad aprire gli occhi sul bene che è in lui e fuori di lui, insomma a ognuno il suo. Ma ci sono anche passaggi universali che tutti dobbiamo fare e in questo tempo storico Dio ci sta parlando chiaramente della necessità di rimettere al centro la fratellanza, le relazioni di amicizia, la cura gli uni degli altri. Ascolteremo il Signore o ci gireremo dall’altra parte?

 L’affidamento a Maria nello spirito di san Massimiliano Kolbe favorisce questo cambiamento del cuore e dei comportamenti: rappresenta la possibilità pratica di donarsi e di farsi condurre da Maria che guida ognuno - secondo il suo dono di grazia - a una vita donata, per il bene di tutti. Così ci stimola san Massimiliano Kolbe: “Via l'indifferenza, dunque! Facciamo tutti ogni sforzo possibile perché ciascuno, secondo l’intelligenza e le capacità che Dio si è degnato di concedergli, conquisti all’Immacolata il maggior numero possibile di anime” (SK 1106). Facciamo nostro l’invito che rivolgeva a se stesso: “Non lascerò passare nessun male senza ripararlo e nessun bene che io possa fare, accrescere o al quale possa contribuire in qualsiasi modo” (SK 971). E diamoci da fare nel bene, sapendo che, come il nostro padre Kolbe ci ricorda,“Tutto passa, l’amore resta” (cf. Conferenze).

 

                                                                    4 ottobre 2020

Mt 21,33-43
27 Domenica nell’anno
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli «33Ascoltate un'altra parabola: c'era un uomo che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. 34Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. 35Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. 36Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo. 37Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: «Avranno rispetto per mio figlio!». 38Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: «Costui è l'erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!». 39Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero. 40Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?». 41Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo».

42E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture:

La pietra che i costruttori hanno scartato
è diventata la pietra d'angolo;
questo è stato fatto dal Signore
ed è una meraviglia ai nostri occhi
?

43Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti.

 

La Via della felicità