sabato 29 luglio 2017

La perla più bella

La perla preziosa di cui parla Gesù in questo Vangelo domenicale (cf. Mt 13,44-52) è Lui stesso, “sole” di bellezza, come lo definì santa Caterina da Siena, la Persona Divina per la quale vale la pena – ieri come oggi – vendere tutto per possederla. A tutti è concesso – attraverso modalità sempre nuove – di venire in contatto con il Signore. A Lui è piaciuto venirci incontro – ci ricorda la Chiesa – e rivelarci fin dove a noi era possibile - e anche oltre talvolta – se stesso. Non cose, non compensazioni alle nostre seti disordinate e ai nostri bisogni più immediati, ma se stesso, la sua Persona, che appaga ben altra sete, quella d’amore, di senso, di eternità. Gesù, mentre ci affascina con i suoi racconti densi di immagini plastiche, ci suggerisce concrete modalità per attingere al suo amore, per farne esperienza concreta. In queste scene di tesori nascosti e inaspettatamente trovati e di perle luccicanti comparse tra altre più comuni come per magia, resta necessario un atteggiamento: la ricerca. Non basta rivolgersi un attimo a Lui, non è sufficiente cercarlo quando capita o se ne ha bisogno, la tensione verso di Lui va alimentata e assecondata senza sosta perché possa diventare vitale. Se c’è un sacrificio assolutamente necessario nella nostra vita cristiana, è quello che si deve fare nel dire no a tutte quelle suggestioni che attirano la nostra attenzione. Si tratta di fare sempre scelte nette, che tagliano questi influssi e vanno nella direzione dell’adorazione. Senza contatto con la Parola quotidiano, senza preghiera e colloquio con Lui, senza una vita offerta e donata, diventa più difficile per il cuore attingere alla sua sorgente segreta. E quando si allenta il contatto con la parte più vera di noi – il “centro o nucleo interiore” come diceva Edith Stein – si allenta anche con Dio, perché il nostro centro è “ancorato all’alto”. È fondamentale conoscerci, sapere come funzioniamo, per fare scelte di libertà, non indotte dall’esterno, ma volute perché valutate buone.

Maria in questo ci è madre e maestra. Ad alcuni la sua vita non pare nulla di eccezionale tanto è stata ordinaria, nascosta e segnata dal limite. Se si pensa agli anni trascorsi a Nazaret, sembra di poter dire che quasi nulla di quello che le era stato promesso aveva trovato un’espressione visibile. Tanta grandezza eppure la vita sua e di Gesù trascorreva esattamente come quella degli altri. Ma questa analisi non ci convince. Maria aveva una luce negli occhi, che era quella “quantità di luce” - direbbe papa Francesco - che aveva nell’anima. Essere in comunione cosciente con Dio non è lo stesso che vivere spensierati senza mai dare spazio al proprio mondo interiore e a quello che lo abita. La perla preziosa che Maria ha trovato è l’amore di Dio. Per esso ha lasciato tutto nel vero senso della parola. Ha proprio deciso fermamente e senza mai voltarsi indietro di adattarsi al progetto divino, qualunque forma avesse assunto e in qualunque luogo e circostanza l’avrebbe condotta. Maria “trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra”. Affidarci a lei significa sganciarci una volta e per sempre – anche se in concreto gradualmente – da ogni idolo o schiavitù, primo fra tutti la nostra stessa volontà, per dare credito e seguire le ispirazioni dello Spirito Santo, lasciando che Cristo possa vivere in noi. Questo accade nella semplicità della vita, il luogo scelto da Lui per farci camminare, crescere e maturare fino ai frutti più belli, spesso inaspettati, risultato della sua libertà creatrice. Solo chi lo segue anni e anni nell'umiltà, vedrà le cose grandi da Lui promesse. È il suo stile, semplicissimo eppure immenso, capace di stupirci sempre e nuovamente. Come il mercante che quando meno se lo aspettava, si trovò tra le mani la perla più bella del mondo.

sabato 22 luglio 2017

Il bene è più forte

L'elemento che accomuna le tre parabole del Vangelo di questa domenica (Mt 13,24-43) è la sproporzione tra il bene e il male a livello dell'apparenza, mentre a un livello sostanziale - e dunque meno visibile - il bene vince di gran lunga. La zizzania è un'erbaccia infestante che affonda le radici molto in profondità e si fonde e confonde con le piante sane quasi sopravanzandole. Il granello di senape è tanto minuscolo che nessuno giurerebbe sulla sua riuscita. Eppure nel tempo cresce e si impone nel giardino fino a diventare un albero così robusto da poter accogliere e dare riparo agli uccelli. Così il lievito, che quasi si disperde e sparisce all'interno della massa di farina eppure ha un forza tale da farla diventare enorme. Cosa vuole dare Gesù al nostro cuore, quale nutrimento desidera offrire alla nostra anima? Quali prospettive per il futuro? Il conforto che riceviamo riguarda il modo di agire di Dio nella storia e nella mia storia. Il suo esserci è tanto profondamente integrato con il nostro che se non attiviamo sempre e nuovamente la fede non lo vediamo. Ma basta chiudere gli occhi e riflettere sulla nostra vita, da riconoscere immediatamente la sua presenza, il suo passaggio, lo stile con cui ha operato e opera. Vediamo crescite che mai avremmo potuto realizzare da soli e ci rivolgiamo a Lui, sappiamo che dietro c'è Lui e la sua regia sapiente. Comprendiamo allora che ciò che più Lui ama è il preparare vie di salvezza nel tempo, attraverso percorsi che si snodano in luoghi e modalità assolutamente imprevedibili. Qualcosa della sua logica  ovviamente è fisso, e fa parte del suo stile, che vediamo narrato in tutta la storia della salvezza, altro invece è frutto della sua creatività e soprattutto si adatta a ciascuno di noi, è l'abito personalizzato che come Padre amoroso ci confeziona.

Il messaggio allora è chiaro: "Non aver paura di sprecare la tua vita per me, di perderti dietro le mie vie, di darmi fiducia, di puntare sui valori spirituali della preghiera e dell'adorazione... nel lungo tempo vedrai buona parte del mio disegno e arriverai a stupirti tante volte perché dovrai riconoscere che quello che sta fiorendo attorno a te è opera del mio amore". Per assumere questo atteggiamento abbiamo bisogno di guardare a Maria. La sua umiltà le ha fatto accogliere serenamente le vie di Dio e le ha dato il coraggio di dare fiducia al buon grano, al piccolo granello, all'invisibile lievito. Maria non ha cercato,  come direbbe san Francesco, una santità che appaia all'esterno, quanto la santità che si nutre di preghiera, e su questa crede, spera, offre, soffre, intercede. Gesù ha voluto regalarci la grandissima certezza che viene dal fidarsi. Non dal compiere chissà quali cose, ma semplicemente dal fidarsi. Sì, qualunque prova ci stia facendo tribolare, rendiamoci conto che niente è fuori dell'amore di Dio; dunque se avremo fiducia nella sua potenza, coltivando nel cuore lo spazio per l'incontro con Lui, sapremo anche vedere pian piano come il suo progetto si va realizzando, armonizzando - come solo Lui può e sa fare - tutte le fonti di contraddizioni e di dolore. Maria a Pentecoste è l'esempio concreto di questo discorso: lei che aveva attraversato con fede il tunnel del dolore, si ritrova piena di amore e di apertura alla vita, protagonista di una impresa rigenerante. Ogni semino accompagnato con serena fiducia nel suo processo evolutivo, diventa fattore di vita, speranza per sé stessi e per il mondo.

sabato 15 luglio 2017

Il 100 di una vita piena

"Una parte del seme cadde sul terreno buono e diede frutto: il 100, il 60, il 30 per uno" (Mt 13,1-23). Questione di accoglienza, sembra dirci Gesù in questo Vangelo della domenica. La vita divina è un dono per tutti. Il seminatore non è avaro né di parte. Tutto quello che ha, lo elargisce con larghezza, con generosità spingendosi anche nei luoghi in cui - umanamente parlando - ci sono poche possibilità di riuscita. Durezze e aridità sono le tante forme di difesa con cui il cuore dell'uomo evita il confronto con sé stesso e con la verità. Il risultato però è mortificante: si finisce inariditi, soffocati e bruciati dal restare ripiegati su se stessi. Una vita senza ossigeno né fecondità. È vero, quando Dio entra nella nostra vita, non lo fa per farci rimanere tale e quali a prima. La sua creatività d'amore ci spinge sempre a nuove conversioni. Dopo che per anni abbiamo lavorato su un aspetto del nostro atteggiamento interiore, ecco che Lui ci raggiunge con nuove chiamate. Potature necessarie perché la nostra pianticella dia frutti abbondanti. Capire questa pedagogia di Dio Padre ci è di grande aiuto nel cammino. Ci fa guardare le vicende della vita con i suoi occhi. Quello che in apparenza può limitarci e porci dei freni nella realizzazione personale, diventa invece il modo migliore per trasformarci nel profondo e, attraverso percorsi anche dolorosi, generarci a vita nuova. Quante volte  mentre viviamo dei passaggi vitali importanti, ne sentiamo il peso, e tuttavia sappiamo che in qualche modo è un bene per noi e in seguito - col senno di poi - riconosciamo le orme di Dio e siamo capaci di vederne i frutti. Sappiamo che siamo cresciuti, tocchiamo con mano l'ulteriore cambiamento, gustiamo questo nuovo dono di libertà. E non riusciamo più a considerare negativo quel tempo, perché è stato proprio il restare in quel tempo a far morire qualcosa in noi perché potesse nascere il nuovo.

L'accoglienza della Parola è questo accettare il processo e molto altro ancora. Lo sa bene Maria, che ha inteso la sua esistenza come un itinerario a tappe in cui imparare da Dio a vivere. Lei è l'unica persona in cui il seme gettato ha dato il 100 per uno. Per noi è rassicurante sapere che le cose in lei sono andate così. Perché guardando ai distacchi e alle sofferenze che hanno costellato la sua vita, impariamo a non valutare superficialmente le prove e le fatiche legate al vivere, ma ci impegniamo come lei a glorificare Dio Padre con la testimonianza della nostra gioia coraggiosa. I santi, è stato detto,  sono il successo di Dio,  la dimostrazione di cosa può fare Dio quando la creta di cui siamo fatti non si oppone alla sua mano creatrice. Santa Maria ci fa desiderare la dolcezza di una vita accogliente, lasciata alle mani sapienti di Colui che è Padre e dà fiducia a ciascun suo figlio,  dotandolo delle opportunità per dare il meglio di sé e magari - di donazione in donazione - avvicinarsi a quel 100 che è la vita piena e realizzata. 

sabato 8 luglio 2017

Umili di cuore

"Imparate da me che sono mite e umile di cuore" (cf. Mt 11,25-30). Per chi sa ascoltare il proprio cuore e dare tempo e spazio all'interiorità queste parole di Gesù risultano comprensibili. C'è una gioia - la gioia vera- che nasce dal gustare Gesù come unica ricompensa. La sua lode al Padre nasce dalla presa di coscienza profonda che non c'è felicità su questa terra se non nel viversi e sapersi dentro questo abbraccio. Percepiamo anche una vena di nostalgia che passa nel cuore del Signore, mentre sente che tanta bellezza, tanta felicità e gioia sono vissute da pochi. Un dono per tutti ma che solo i piccoli sperimentano. Cuore umile e bruciante di amore  che vorrebbe solo trovare altrettanti cuori pronti a mettere in secondo piano tutto e focalizzarsi su ciò che conta. Quanta nostalgia avvertiamo anche noi! Quante volte nelle nostre case, nelle nostre realtà, nelle relazioni,  nei gruppi percepiamo che ci si attacca a tante cose inutili e secondarie mentre ci sarebbe invece da saltare di gioia per il dono che supera ogni intelligenza e cioè la presenza di Dio in noi e in mezzo alle nostre cose. Lui vivo con noi, il Padre sempre al nostro fianco, nel bene e nel male, sempre dalla nostra parte, a camminare con noi. Con amore, tenerezza e misericordia. I tocchi della sua consolazione.

Sì, il pensiero corre subito a Maria, nostra madre. Lo sappiamo, il suo dono per eccellenza è l'umiltà. Ma come l'ha vissuta? Come ha declinato nelle sue giornate questo atteggiamento di fondo? Siamo lontani dal suo cuore. Perché in noi si solleva sempre la sottile ombra della superbia, che ci fa avere pretese, ci fa puntare i piedi, ci fa lamentare, ci fa diventare criticoni e persone spesso scontente, bravissime a rilevare i difetti e altrettanto brave a nascondere tutto il bene che c'è. Ma per la grazia che ci salva da noi stessi, troviamo continuamente salvezza nell'affidarci a lei. Basta un semplice sguardo, come ci ricorda san Massimiliano Kolbe, gettato verso di lei per smontare quegli atteggiamenti di pretesa e metterci ancora una volta in contatto con la parte più vera di noi. Che parla il linguaggio della fiducia, dell'umille accoglienza della vita così com'è, e ci fa sentire accanto al nostro il cuore della Madre, che ci incoraggia a conservarci dell'umiltà, tutto aspettando dalla Provvidenza che "ottimamente pensa a ognuno di noi" nel migliore dei modi. Ci uniamo a te Maria, per ringraziare insieme Gesù tuo figlio per la Parola di questa domenica, che sussurra a ciascuno di noi. "Se sei umile di cuore, sono io la tua ricompensa, e ne avrai gioia vera. Se pretendi che la realtà si adatti a te e risponda alla tue esigenze, forse cerchi altre ricompense. Prendine coscienza e vieni a me,  e troverai ristoro per la tua vita".

domenica 2 luglio 2017

Perdersi per amore

«Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà» (cf. Mt 10, 37-42). Questo il cuore del Vangelo di oggi. Ce lo sentiamo ripetere: fa’ della tua vita un dono, e sembra un discorso semplice e chiaro. Però se Gesù lo ha messo al centro del suo messaggio, significa che per noi non è tanto semplice e immediato. Quello che ostacola la ricezione di una verità simile è la tendenza a trattenere la vita, anche in alcuni suoi aspetti. A volte abbiamo le mani aggrappate al masso delle nostre visioni delle cose e più la vita ce ne distacca, più noi stringiamo i pugni e ci impuntiamo. A volte facciamo muro contro i momenti di distacco e di dolore invece di farci raggiungere dalla luce che – pur in mezzo alle sofferenze – tenta di farsi strada. Altre volte magari siamo nel giusto ed è l’ambiente che ci circonda ad irrigidirsi, a diventare luogo di durezze e di non accoglienza. E in questo caso siamo chiamati a trovare vie alternative, creative, dettate dall’amore. Possiamo pregare, chiedendo al Signore che ci aiuti a non cedere a questa logica e a lavorare nel silenzio con umiltà, avendo fiducia che alla fine il bene trionfa e troverà la via.


Sì, ancora una volta Maria ci è madre e maestra di vita e di atteggiamenti costruttivi, creativi, che danno vita, aprono al futuro, al cambiamento possibile. Quando siamo noi a essere induriti, Maria ci infonde serenità e fiducia perché ci apriamo gradualmente allo Spirito e ci lasciamo attraversare dalla vita, senza paura. Quando sono gli altri a costituire un problema, Maria ci fa desiderare vie di preghiera e di pace, ci suggerisce strade nuove, interiori, fatte di offerta e di fiducia, di speranza nella sua azione materna. Dove non arriviamo noi, arriverà lei. Si tratta in fondo di umiltà e fiducia, atteggiamenti tipicamente mariani, insieme alla purezza, alla bontà, all’abitudine a posare sugli altri uno sguardo amabile, paziente, che sa che non tutto si può cambiare in questa vita – come ci ha ricordato il Papa – e che ciò va accettato, aprendosi al modo di amare di Dio, che non ha trattenuto la sua meravigliosa vita ma l’ha spesa per noi, l’ha spezzata perché desse vita a noi.

La Via della felicità