sabato 3 ottobre 2020

Il frutto che aspetti da me

 


Gesù anche questa domenica usa un racconto, una parabola per farci arrivare un messaggio che è di fondamentale importanza per la nostra vita. Gesù ci parla di un uomo che possiede una vigna a cui dedica ogni attenzione possibile, curandola con amore e, dovendo partire, la lascia a dei contadini perché la curino. Quando ritorna e ne chiede i frutti, riceve un secco rifiuto. Tutti i servi che manda, vengono respinti e uccisi, compreso il figlio anche lui mandato a chiedere conto dei frutti. Il messaggio di Dio è più che mai chiaro. A noi ha dato tutto se stesso, ci ha creati, ci ha dato la possibilità di vivere su una terra meravigliosa, in cui tutto ha un suo ordine e una sua armonia, ci ha fornito di tutte le capacità per poter far funzionare secondo giustizia e amore la nostra esistenza e le cose che ci circondano. E non ci ha lasciati soli, senza aiuto e direzione. Nella persona del figlio Gesù è venuto lui stesso per stare con noi e farci sperimentare la vita nuova nello Spirito, che ci ha lasciato. Ogni istante è con noi, e parla al nostro cuore anche attraverso il vangelo, la Parola che lui ci dà come cibo spirituale. 

Insomma noi dal Signore abbiamo ricevuto tutto. In risposta noi tante volte – e questo tempo di pandemia lo dimostra – abbiamo scelto soluzioni egoiste, abbiamo preferito cambiare le carte in tavola e mettere al primo posto il denaro, il potere, l’interesse personale, generando attorno a noi ingiustizia, calpestando il valore sacrosanto della dignità della persona. Ma l'ingiustizia c'è anche per gli stili di vita iniqui, quando si continua a spendere in modo esagerato per beni di lusso o abiti firmati e non ci si pone neppure il problema di guardarsi attorno per creare associazioni o altre realtà a favore dei più deboli della società, delle persone più a rischio, delle realtà più fragili. Sì, anche fingendo di non capire il bisogno che c'è e preoccupandosi troppo per se stessi e per le proprie nevrosi, si genera ingiustizia. 

Quali frutti ci sta chiedendo il Signore oggi? Ognuno di noi ha un cammino specifico, e senz’altro per ognuno c’è un passo particolare da fare: chi è doppio e Dio gli chiede di diventare onesto, chi non perdona e Dio gli fa sentire il malessere affinché cambi rotta, chi si tiene a distanza dalle relazioni e Dio lo stimola a fidarsi, a esporsi, chi vede tutto nero e Dio lo invita ad aprire gli occhi sul bene che è in lui e fuori di lui, insomma a ognuno il suo. Ma ci sono anche passaggi universali che tutti dobbiamo fare e in questo tempo storico Dio ci sta parlando chiaramente della necessità di rimettere al centro la fratellanza, le relazioni di amicizia, la cura gli uni degli altri. Ascolteremo il Signore o ci gireremo dall’altra parte?

 L’affidamento a Maria nello spirito di san Massimiliano Kolbe favorisce questo cambiamento del cuore e dei comportamenti: rappresenta la possibilità pratica di donarsi e di farsi condurre da Maria che guida ognuno - secondo il suo dono di grazia - a una vita donata, per il bene di tutti. Così ci stimola san Massimiliano Kolbe: “Via l'indifferenza, dunque! Facciamo tutti ogni sforzo possibile perché ciascuno, secondo l’intelligenza e le capacità che Dio si è degnato di concedergli, conquisti all’Immacolata il maggior numero possibile di anime” (SK 1106). Facciamo nostro l’invito che rivolgeva a se stesso: “Non lascerò passare nessun male senza ripararlo e nessun bene che io possa fare, accrescere o al quale possa contribuire in qualsiasi modo” (SK 971). E diamoci da fare nel bene, sapendo che, come il nostro padre Kolbe ci ricorda,“Tutto passa, l’amore resta” (cf. Conferenze).

 

                                                                    4 ottobre 2020

Mt 21,33-43
27 Domenica nell’anno
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli «33Ascoltate un'altra parabola: c'era un uomo che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. 34Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. 35Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. 36Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo. 37Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: «Avranno rispetto per mio figlio!». 38Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: «Costui è l'erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!». 39Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero. 40Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?». 41Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo».

42E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture:

La pietra che i costruttori hanno scartato
è diventata la pietra d'angolo;
questo è stato fatto dal Signore
ed è una meraviglia ai nostri occhi
?

43Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti.

 

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