sabato 17 ottobre 2020

Onesti davanti alla vita

 

Questa domenica attraverso il vangelo siamo portati all’interno di un conflitto che avviene tra un gruppo di farisei e Gesù, o meglio tra un gruppo di discepoli dei farisei e Gesù. Infatti i farisei non hanno il coraggio di andare di persona da Gesù ma mandano altri con lo scopo di cogliere in errore Gesù. Capita anche nelle nostre relazioni che si vada incontro a qualcuno con un pregiudizio. Già sappiamo l’altro come reagirà, cosa farà, e puntiamo il nostro sguardo sui suoi difetti, per cui cerchiamo anche inconsciamente di metterlo in una condizione in cui farà qualcosa di sbagliato. È il caso in cui noi non siamo specchio limpido per l’altro ma deformante: etichettiamo l’altro e con la nostra non-accoglienza lo induciamo a tirare fuori il peggio di sé!

E possiamo fare questo anche con la vita, con le situazioni, con la Parola di Dio che ascoltiamo. Non ci poniamo con onestà davanti alla realtà ma cerchiamo quello che vogliamo vedere noi. Anche se è sbagliato e ci farà male.

Gesù oggi ci invita a non fare più così. A prendere coscienza che mettiamo dei filtri tra noi e lui, tra noi e la sua parola, tra noi e gli altri, tra noi e la vita. Il problema è che Dio ci parla nella vita e se noi mettiamo questi filtri protettivi poi come fa il Signore ad arrivare fino a noi? Non dimentichiamo mai che siamo liberi. Dio bussa e non si impone. Quando Gesù alla fine di questo vangelo dice: “Date a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio”, ci sta dicendo che dobbiamo essere onesti con noi stessi e con la vita. Ci sono obbedienze alla vita necessarie, legate alla nostra condizione come alzarsi presto al mattino per andare al lavoro, attendere il proprio turno quando siamo in fila, accettare il tempo che passa e gli acciacchi che ci limitano, avere pazienza e sapere attendere i tempi e i momenti giusti. E c’è l’obbedienza a Dio, dove obbedire significa ob-audire ossia accogliere con fede ciò che abbiamo ascoltato da lui, ciò che lui ci ha detto. E Dio ci parla nella vita: mentre viviamo le obbedienze necessarie, lui ci ispira e ci assiste con il suo Spirito, ci aiuta a scegliere secondo il suo pensiero. Perciò se siamo uniti al Signore, sapremo stare nella vita con un certo stile, in un certo modo, con la serena certezza che stiamo costruendo insieme con Dio, dunque cerchiamo la sua volontà nelle cose che ci capitano e che viviamo. E siamo perciò sereni nel dare a Cesare ciò che è di Cesare ossia nell’accettare tutto ciò che la vita comporta.

In altri passi del vangelo Gesù raccomanda di non preoccuparsi e di lasciare che sia lo Spirito Santo a insegnarci come e cosa dire, specialmente quando siamo in difficoltà, quando viviamo certe situazioni in cui ci sentiamo sotto accusa. Maria, a cui sempre guardiamo, è stata capace di non frapporre filtri tra sé e la realtà, mai ha cercato di chiudere gli occhi di fronte alle sfide che la vita che le ha portato. Se pensiamo a come ha affrontato la morte ingiusta del figlio, capiamo al volo come sia rimasta nell’esperienza del dolore conservando intatto il suo affidamento al Padre. A quel Padre del cielo che ha appunto promesso lo Spirito Santo come Consolatore nel momento della prova. Maria non ha mai pensato che Dio potesse avere qualcosa di sbagliato nel permettere certi eventi, ha saputo custodire il dono più prezioso: la fede in lui e nella sua bontà, la fiducia in un nuovo futuro possibile.  

 

18 ottobre 2020

Mt 22,15-21
29° Domenica nell’anno

In quel tempo15i farisei tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi. 16Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. 17Dunque, di' a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?». 18Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? 19Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. 20Egli domandò loro: «Questa immagine e l'iscrizione, di chi sono?». 21Gli risposero: «Di Cesare». Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».

 

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