sabato 21 novembre 2020

Il cielo sei tu

 

Se c’è un passo del vangelo chiaro come la luce del sole, facile da capire e inequivocabile, questo è il brano di questa domenica, in cui celebriamo la solennità di Cristo re dell’universo. Gesù ci offre il senso della vita. Da come usiamo tutte le risorse che lui ci ha dato chiamandoci all’esistenza, dipende la nostra felicità e ciò che sarà dopo questa vita. Il Paradiso inizia qui con le scelte che facciamo, così come l’inferno. 

Gesù chiama benedetti tutti quelli che si saranno presi cura degli altri, in particolare di chi è in una condizione di sofferenza. Le immagini del dare da mangiare, da bere, di che vestirsi, di visitare malati e carcerati, rimandano a tutta la gamma di stati di sofferenza in cui chiunque può ritrovarsi a un certo punto della vita. 

Si parla molto del vedere in questo vangelo: vedere e quindi avere compassione. Lo sguardo nuovo di chi ha incontrato Gesù si posa con compassione sulle tante ferite umane, che possono essere le più svariate. Spesso la sete più grande è il bisogno di amore, e allora farsi prossimi significa dare da bere l’acqua della vicinanza e dell’amicizia a chi è inaridito nel dolore e nella solitudine. Per stimolarci a darci da fare Gesù dice che ogni gesto di amore e di attenzione fatto a un altro, è come se fosse fatto a lui stesso. E così ci aiuta a metterci nei panni degli altri, a sentire quello che sentono loro, pensare ciò che pensano, provare sentimenti ed emozioni come potrebbero provarli loro. In questo modo ci sarà più facile percorrere la via dell’amore, della compassione. Cambiando prospettiva, io sono l'altro e posso sentire cosa significa per chi in quel momento soffre sapersi aiutato da una mano amica! 

San Massimiliano Kolbe si era dato un bel programma di vita per focalizzarsi sempre sull’obiettivo della santità, e lo aveva fatto considerando la linea del tempo, come il tempo scorra e vada usato bene: “La vita fugge in fretta. Neanche un secondo torna indietro. Sbrighiamoci dunque a esprimere il maggior numero possibile di dimostrazioni d’amore” (SK 500). E così sia.

 

COME PREGARE IL VANGELO

Chiudo gli occhi e mi connetto con Gesù. Sento il suo sguardo su di me e mi apro a lui. Leggo e rileggo la pagina scelta. Mi fermo dove sento che una Parola proprio ora ha qualcosa da dire al mio cuore e alla mia vita. Mi fermo e sosto. La ripeto e parlo con Gesù di quello che sento e penso. Gli chiedo ciò che voglio e sono aperto a ciò che vorrà donarmi lui. Lo ringrazio ed esco lentamente dal dialogo. Durante la giornata verifico come questa Parola continua a parlarmi e guidarmi, e a instillarmi nuove ispirazioni.  

Dal Vangelo secondo Matteo 25,31-46

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli.  Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti? E il re risponderà loro: In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me. Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato. Anch'essi allora risponderanno: Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito? Allora egli risponderà loro: In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l'avete fatto a me. E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».

 

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