sabato 22 febbraio 2020

Sii libero come il Padre tuo


Importanti le indicazioni che Gesù nel vangelo di questa domenica ci offre. Le sue parole come sempre sono capaci di cambiarci, di farci osservare le cose da un altro punto di vista e spostarci dalle nostre convinzioni rigide, a cui siamo abituati e che possono talvolta diventare paraocchi che ci impediscono di essere anche altro oltre a quello che già sappiamo di noi e della vita.

Il punto riguarda l’esperienza del male. Quando fai un’esperienza faticosa, e subisci un’ingiustizia, non opporti direttamente. Cosa vuol dire Gesù? Ci sta chiedendo di essere passivi, e di prendere addosso tutto ma proprio tutto quello che ci capita? Non è esattamente questo il senso. Infatti non solo non dobbiamo opporci, ossia metterci sullo stesso livello istintivo di chi ci ha offesi, ma dobbiamo porgere l’altra guancia, dopo avere ricevuto uno schiaffo sull’altra. Porgere l’altra guancia significa saper incassare i colpi della vita, non stupirci che le persone e le situazioni non corrispondono ai modelli che abbiamo in testa, significa essere realisti e sapere che nulla è in nostro potere, tanto meno il comportamento altrui. Però quello che è in nostro potere è rispondere in altro modo alle provocazioni e alle prove, prenderci del tempo, saper sentire quello che ci accade dentro, saper guardare l’altro con un doppio sguardo, sapendo che molto spesso quello che fa è inconscio e deriva da ciò che è stato abituato a fare mentre non riesce a scegliere in maniera libera.

Allora cosa accade a chi mi schiaffeggia e vede in me un atteggiamento normale, accogliente, non scandalizzato da quanto ha fatto? Accade quello che è un piccolo miracolo: l’altro sperimenta la sua bontà essenziale, il fatto che è degno di stima e valore in modo incondizionato al di là di ciò che può esser capace di fare o non fare. Una cosa grande! Significa avere lo sguardo di Gesù, che prima ancora di qualunque indicazione pratica sugli atteggiamenti da assumere, ha guardano ogni persona con amore, con infinita tenerezza. Significa la vera libertà interiore, che il Padre celeste ci concede, quando vogliamo essergli figli. 

San Massimiliano Kolbe ha abbracciato questo criterio di fondo nelle sue relazioni, come dice quando spiega che «l’amore di Dio si manifesta non nel criticare gli altri, ma nell’impegnarsi per il loro miglioramento» (SK 987). E questo principio lo ha portato avanti amando anche i suoi carcerieri ad Auschwitz, pregando per loro, offrendo le sue sofferenze per la loro conversione. Questo è il cuore che Maria installa in noi quando ci affidiamo a lei, un cuore che si lascia trafiggere dall’amore e che pur patendo il dolore e i suoi limiti, desidera però assomigliare a Gesù, perché sente quanto è amato. 
Negli ambienti dove viviamo, lavoriamo e lottiamo ogni giorno, appartenere a Maria significa sentirci responsabili degli altri, e chiederci a ogni passo: come farebbe Maria in questa situazione? Come farebbe Gesù? Cosa il Signore mi sta chiedendo? Se non arriviamo a  mettere la felicità degli altri prima della nostra, non siamo ancora entrati nello spirito missionario dell’affidamento a Maria. Solo chi sa di essere amato può lanciarsi nell’avventura dell’amore. Non possiamo dare quello che non abbiamo. Come fare? Occorre solo riconoscerlo e aprire il cuore a Maria: lei si mostrerà madre e ci guiderà sulla strada giusta, nel tempo, con pazienza e umiltà, e chi persevera, vedrà le grandi cose che Dio fa in un cuore che si lascia aiutare e amare.
23 febbraio 2020
Mt 5,38-48
VII Domenica del Tempo Ordinario

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «38Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente. 39Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l'altra, 40e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. 41E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. 42Da' a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle. 43Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. 44Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, 45affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. 46Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? 47E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? 48Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».


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