sabato 1 dicembre 2018

Vigilare e lottare


Attenzione, concentrazione, orientamento deciso verso un’unica fondamentale direzione: Gesù. Il Vangelo di questa prima domenica di Avvento ci mette davanti grandi segni nel cosmo e uno stato generale di paura e di confusione, non per farci tremare e bloccare, ma per farci aprire gli occhi sull’essenziale. Gesù parla della fine dei tempi, quando ritornerà glorioso (parusìa) e dividerà i capri dalle pecore e sull’amore donato e ricevuto darà il premio della sua comunione piena. Ci illustra una realtà, un cammino, una direzione, offre un senso al nostro vivere, soffrire, sperare. E questo senso è la sua persona, è il suo amore eterno, che ci accompagna per averci con sé per sempre. 

Ecco allora che quando verrà quel momento benedetto siamo chiamati a risollevarci e ad alzare il capo perché la nostra liberazione è vicina. Nessuna paura dunque ma la gioia di poter finalmente essere con lui. Senza veli, infatti la parola apocalisse (e Gesù qui usa un linguaggio apocalittico) significa proprio svelamento, dunque possesso pieno di quella realtà d’amore che qui si è vissuta nel “già e non ancora”. Ma queste parole sono anche di grande aiuto perché ci fanno capire che quando tutto sembra ormai perduto, immerso nelle tenebre, quando la vita sembra un totale fallimento, Gesù viene a tirarci fuori e a portarci altrove, dove poter ricominciare a guardare le cose con speranza. 

Come fare esperienza di questa salvezza continua? Gesù ce lo dice: vegliando, pregando, restando vigilanti. Il che significa restare unificati dentro attorno alla voce di Dio che ci abita. Non disperderci, non farci abbagliare, né attirare altrove. La scelta di rimanere nella sua Parola e su questa giocarsi la vita è una vera e propria lotta spirituale. 

Vegliare non è stare tranquilli ad aspettare, come se fossimo tanti Bhudda, è invece lottare per rimanere orientati a Dio. Non si produce in modo automatico, spontaneo, perché noi non siamo un qualcosa di compatto, statico, ma di dinamico e ambivalente, e quindi dobbiamo sempre e nuovamente riscegliere Dio, in tutti i passaggi che ogni giorno viviamo, a partire dal primo istante in cui apriamo gli occhi al mattino. Non si tratta di volontarismo, perché avremmo già fallito. Si tratta di affidamento. 

San Massimiliano Kolbe diceva: “Tutto è nelle sue materne mani [di Maria]. Di conseguenza, lasciamoci soltanto condurre da lei ogni giorno di più, ogni istante di più. Questa è tutta la nostra filosofia”. Proviamo a fare altrettanto e scopriremo com’è vero che bisogna combattere e nello stesso tempo com’è vero che è Cristo che lotta in noi, se noi ci abbandoniamo  a lui, e a Maria sua e nostra Madre.

                                                  VANGELO Lc 21,25-28.34-36


In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Vi saranno segni nel sole, 
nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l'attesa 
di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. Quando cominceranno ad accadere queste cose, 
risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina.
State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano 
in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi 
piombi addosso all'improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere 
e di comparire davanti al Figlio dell'uomo».

Nessun commento:

Posta un commento

La Via della felicità