sabato 13 ottobre 2018

Aprirsi o restare aggrappati?


Lasciarsi andare o possedere? Aprirsi o restare aggrappati? Osare oppure adagiarsi? Gesù in questo vangelo fissa lo sguardo su ognuno di noi e ci rinnova l’invito a fermarci e a dare tempo a questo sguardo così carico di vita, di senso, di futuro. E soprattutto di amore incondizionato. L’anima nostra è fluttuante, si sposta come l’acqua del mare, la sentiamo posarsi ora su una cosa ora sull’altra, in base agli stimoli che ci vengono da dentro e da fuori. La nostra attenzione interiore è captata da svariate fonti d’interesse. La vita stessa ce lo richiede. Eppure dentro questo avvicendarsi di elementi, sentiamo che c’è qualcosa di fermo, stabile come roccia, eterno. Sentirlo tuttavia non basta.

Occorre decifrarlo. Concedere quell’unico bene preziosissimo di cui siamo tanti avari: il tempo. Necessario per fare le debite distinzioni e percepire la differenza che c’è tra i nostri slanci e le nostre pulsioni e questa fonte di vita e di energia sempre fissa, sicura, caparbiamente se stessa. Il giovane ricco della scena si è preso il suo tempo per cercare risposta alla sete del cuore. Ai piedi del maestro implora quell’aiuto necessario a strapparlo dal senso di vuoto interiore che lo soffoca, mentre vive la sua vita ordinaria, fatta anche tra l’atro di molte comodità e privilegi. L’incontro già di per sé caratterizzato da forti emozioni e desiderii, raggiunge il culmine nell’incrocio di sguardi in cui avviene l’impossibile, l’inedito. La creatura tanto segnata da pesantezze e oscurità viene fatta entrare dentro un cono di luce e di calda accoglienza fino a gustare le vette dell’abbraccio amoroso del cuore. Un’esperienza mistica in cui spariscono le coordinate umane e si sperimenta l’ambiente divino, col suo carico di vita e di gioia.

Lasciarsi andare o restare saldati sul già noto? Il giovane è davanti a un abisso, quello della sua libertà. Non riesce a osare, non riesce a staccarsi da sé. Quell’insieme di idee, modi di pensarsi, abitudini, strutture mentali e culturali (l’importante è avere successo nella vita!), tutto questo materiale proprio diventa anche la sua personale prigione. La gabbia dalla quale l’uccellino del suo vero io non riesce ad uscire. Quel desiderio di vita lungamente cercato e che lo ha spinto fino ai piedi di Gesù non ha trovato nella sua libertà la porta aperta verso il futuro. Il giovane ricco ha fatto autogol! Esempio eloquente di come dunque possiamo essere i nemici di noi stessi! Perché allora l’affidamento a Maria è tanto importante? Cosa sarebbe accaduto se il giovane non si fosse fidato solo di se stesso ma avesse chiesto aiuto alla Madre? Se avesse in cuor suo detto: “Maria, aiutami, mi metto sotto la tua protezione”? È la stessa differenza che corre tra il chiedere il confronto con una persona saggia oppure rimanere con le proprie dubbiosità di fronte a qualche domanda importante che ci stiamo facendo. Il cammino della fede e della risposta a Dio richiede un accompagnamento, le comunità cristiane in tanto diventano grembo di fede in quanto crescono in questa dimensione, in cui nessuno è lasciato solo con le sue perplessità ma ognuno può contare sull’aiuto e la guida di chi è più avanti nel cammino. Maria non è una persona qualunque, è la Madre della grazia, che vive per noi, e a cui possiamo affidarci a partire da adesso.


+ Dal Vangelo secondo Marco 10,17-30
In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre». Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni. Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio». Pietro allora prese a dirgli: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà». 


Nessun commento:

Posta un commento

La Via della felicità