
È bellissimo l’istante
descritto da Giovanni: quando Gesù sentendosi seguito dai due, si volta e gli
chiede cosa stiano cercando. Ogni nostra domanda di senso, di amore, di
eternità trova nel volto di Gesù la risposta. E Gesù vive nella Parola, nei
sacramenti, nella vita che ci circonda. Quello che ci invita a fare è dimorare
in Lui e imparare dalla sua mitezza e misericordia quegli atteggiamenti interiori
che muovono poi le nostre scelte.
Ci vengono in mente
allora le tante raffigurazioni artistiche mariane in cui Maria ci porge Gesù
che tiene tra le braccia. Un gesto che non è esteriore, ma dice una vita
assimilata e donata. Maria, camminando dietro a suo Figlio nella fede, e
accogliendo sofferenze e sacrifici, ha fatto suo lo stile di Dio, si è
modellata sui suoi gesti, ha imparato il dono incondizionato di sé nella
fiducia in un progetto d’amore più grande, che andava oltre la sua capacità di
capire. Per diventare nostra Madre nello spirito Maria ha dovuto abbassarsi
fino a dissolversi come il seme che muore, dietro a Gesù che l’ha trascinata
nella stessa dinamica di donazione. Una santa corsa come quella che Andrea quel
giorno fece raggiungendo suo fratello Simone, per dirgli che avevano trovato il
Messia, che la vita nuova era iniziata. Simone si sentì chiamare Pietro e anche
per lui cominciò un’avventura nuova. Maria ci insegna la forza di essere
cristiani, che non è accogliere delle belle idee ma avere il coraggio di
viverle, comunicarle, abbracciarle, perché prima si è fatta l’esperienza di un
tocco interiore, di un incontro decisivo attraverso l’azione dello Spirito
Santo. Il cristiano è una creatura nuova per un mondo nuovo. A questo ci chiama
Gesù, passando sulle rive della nostra vita, nel qui ed ora in cui abitiamo.
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