sabato 23 aprile 2016

Amore che rinnova


«Ecco, io faccio nuove tutte le cose». In questa V Domenica di Pasqua, Gesù parla di una “novità” fuori dell’ordinario, quella che soltanto Lui può operare e che è capace di trasformare ogni cosa in meglio. Non si tratta dell’esteriorità ma del cuore delle cose, della profondità della nostra anima. Ci piace molto l’idea del rinnovamento, perché ci sembra che quando il libro della nostra vita comincia a farsi fitto, ad aumentare di volume, sia il momento di metterlo nello scaffale per iniziare a scrivere su una nuova pagina. Ma c’è un pericolo in questo bisogno pur positivo in sé. Il credere cioè che possano esserci strade più agevoli e attraenti, meno complicate e faticose da percorrere.

Il nostro affidarci a Maria giunge proprio come una benedizione. Nostra Madre infatti, nel prendersi cura di noi, ci è accanto per donarci la sua sapienza, la sua visione delle cose. Maria ci spiega che la novità di cui Gesù parla è strettamente legata a questa parola: «Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri» (Gv 13,31-35). Parole che suonano come il testamento spirituale di Gesù, perché pronunciate nel Cenacolo prima della Passione. Maria ci suggerisce: «Sì Gesù fa nuove tutte le cose, e sempre le farà nuove. Come? Morendo e risuscitando nell’amore e per amore». Ogni giorno qualcosa deve morire in noi perché l’amore di Dio possa trovare lo spazio necessario per generare vita, la sua vita. Maria lo sa bene: quando il figlio della promessa è morto sulla croce, il suo cuore ha scelto - pur in mezzo a tempeste  e fatiche – la via dell’amore pieno, che vive nel silenzio.


E nella decisione di morire anche lei come il chicco di grano sottoterra, ha permesso alla vita di Dio di fluire, di scorrere, senza porre ostacoli. Il nostro ragionamento tende a vedere sempre le contraddizioni: ciò che accade spesso non corrisponde a ciò che dovrebbe! Maria ci insegna un’altra ottica, quella che nasce da un cuore spoglio e donato a Dio, perciò libero da se stesso e dalle cose. Fare nuove tutte le cose non significa ritoccare la realtà per renderla più attraente, ma abitare con fede la realtà con tutte le sue apparenti contraddizioni, per scorgere, tra le rovine e le illusioni andate in frantumi, il germoglio dell’amore di Dio che ancora racconta la storia più bella del mondo: quella di un Dio che ci apre nuove prospettive di gioia proprio a partire da ciò che pensavamo di dover mettere da parte. 

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