sabato 3 marzo 2018

Ricostruire l’umano


«Distruggete e io farò risorgere» (cf. Gv 2,13-25). Un Gesù, in questa terza domenica di Quaresima, spiazzante e intenso. Un gesto profetico sullo sfondo della Pasqua ormai vicina con cui l’evangelista Giovanni avvia la vita pubblica di Gesù. Gli altri evangelisti porranno questa stessa scena alla fine dei loro scritti, quando Gesù sale a Gerusalemme per vivere la sua passione e morte. Dunque in Giovanni questo gesto con cui Gesù manda all’aria – letteralmente! – una struttura religiosa parziale e ormai sterile ha tutta la forza dirompente di un annuncio di novità pasquale! Il segno che Gesù fa per dimostrare ai giudei che può purificare il loro modo di intendere la religiosità è l’annuncio della sua risurrezione.

Provate a distruggere questo tempio – cioè il mio corpo santo – e io lo farò risorgere. Ossia da questo momento in poi non fa più problema il peccato dell’uomo e la sua tendenza a distruggere, rovinare e deformare, perché in Gesù, con la forza del suo amore, del suo Spirito, avremo la capacità di ricostruire, di risollevarci, di ricominciare. Nessuna vita è perduta, e anzi il grande annuncio di gioia è che dentro le inevitabili fratture che ci portiamo dentro – e che per alcuni sono abissi di dolore - esiste un rimedio: è il balsamo di misericordia che la mano tenera e forte del Signore versa su di esse. Gesù allontana dal tempio un certo modo di intendere la relazione con il Padre: come un baratto, come un “io ti do e così tu mi dai” che è ridurre la preghiera a un commercio. Svuotarla del suo significato e della sua potenza, che vengono dalla fiducia filiale con cui viene vissuta. La vera preghiera per Gesù è vivere in comunione col Padre, è essere una sola cosa nell’amore, nell’ascolto, nella più piena fiducia. È esultare al pensiero che non siamo mai soli, perché un abbraccio profondo ci custodisce. Gli apostoli osservano e tacciono, e un giorno ricorderanno queste parole e comprenderanno  e così potranno trasmettere il vero senso del gesto fatto da Gesù quel giorno.

Spontaneamente il pensiero va a Maria, e alla sua maternità divina. Maria è stata il tempio dello Spirito, in lei inizia questa novità che Gesù nel tempio esprime. La novità di una fede viva, autentica, che si realizza non nel fare o nel pensare ma nella vita. È un riconoscere lo Spirito che ci abita e vivere da figli, intenti a mantenere sempre il colloquio col Padre e a sentirsi responsabili per gli altri, come Gesù, che non ha pensato a se stesso – lui si sentiva amato! e gli bastava – ma ha lavorato instancabilmente perché  l’umanità credesse e si affidasse a un Padre il cui unico desiderio è quello di ricostruire col suo amore paziente quanto è stato distrutto in noi e attraverso di noi. Un’opera prodigiosa, che solo Dio può fare e che fa. A noi viverlo.


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