sabato 18 marzo 2017

Se tu conoscessi il dono di Dio

«Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: "Dammi da bere!", tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva» (Gv 4,5-42). Conoscere per amare, amare per accogliere, accogliere per vivere, vivere per comunicare. Non esiste nel cammino di fede il salto dei passaggi, oppure un approdo che sia la somma di quelli precedenti, ma esiste il processo in cui nuove acquisizioni si integrano nelle precedenti dando vita a una sintesi nuova e personale, sempre in crescita. Senza il primo, non c’è neppure il secondo e così via. Non si comunica l’amore di Dio se non lo si vive e non lo vive se prima non lo si è accolto, ma non si può accogliere chi non si è incontrato e di cui non ci si è innamorati.

In questo desiderio struggente di Gesù di trovare nel cuore umano una porticina – anche minima – attraverso cui riversare i fiumi di amore del suo cuore ricolmo, ritroviamo noi stessi e la nostra storia. Ricordiamo la nostalgia bruciante che Lui stesso ha colmato, accendendo il nostro cuore e trasformandoci dall’interno. Ma nelle parole di Gesù c’è anche l’eco delle parole di Maria, sua e nostra madre. Se ci affidiamo a lei non è per chiuderci in una relazione consolatoria, ma per chiederle che ci aiuti ad essere sempre più docili alla voce di Dio. «Tutto quello che vi dice, fatelo». Il nostro desiderio è quello di seguire Gesù, imparare da Lui, comunicare la sua vita. Vogliamo investire tutte le nostre energie migliori al servizio di questa causa grande che è la libertà per tutti. Non ci basta – e san Massimiliano ce lo sussurra all’orecchio – essere dissetati noi, vogliamo che tutti i nostri fratelli facciano la stessa esperienza.

 «L'acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d'acqua che zampilla per la vita eterna». L’amore di Dio ha un suo dinamismo interno, zampilla da sola. Noi possiamo agevolarle il passaggio oppure ostacolarlo, ma l’acqua ha la sua vitalità che nessuno può gestire. Dà vita da se stessa, dove vuole, quando vuole. Tutti abbiamo fatto l’esperienza di vedere che quest’acqua talvolta è scaturita anche da strumenti molto limitati, difettosi. Con nostro stupore abbiamo dovuto riconoscere che lo Spirito trova vie inedite e certamente sfuggenti al nostro ragionamento. Anche questo è un lasciarsi stupire da Dio!


Maria ci è accanto per darci quelle luci necessarie al cammino. Quando le difficoltà sembrano affievolire l’entusiasmo, lei ci sprona, ci spinge a continuare a cercare, ci instilla la speranza, ci ripete: «Se tu conoscessi il dono di Dio!». Non può decidere per noi, ma il suo esserci madre la spinge a farsi vicina e a infonderci fiducia, volontà di riprendere il cammino, desiderio di provare nuove piste, di esplorare sentieri inediti. Accogliere lo Spirito significa farsi condurre e non condurre noi, accettando le soste, anche forzate, ma subito dopo rincorrendo le nuove chiamate, quelle che aprono, che mostrano il nuovo, gli orizzonti dell’amore e della fraternità che anche padre Kolbe ha inseguito, preferendo anche ammaccarsi un po’ piuttosto che starsene rinchiuso nelle su sicurezze. 

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