sabato 23 giugno 2018

Fioriture promesse


«Elisabetta diede alla luce un figlio». Luca, nel Vangelo di questa domenica, incentrata sulla solennità della nascita di san Giovanni Battista, ci fa percepire l’aria di allegria collettiva di vicini e parenti. L’occasione è la nascita di Giovanni, il futuro Battista. Ma c’è un motivo in più alla base di questa gioia contagiosa: la misericordia di Dio che ha reso fecondo il grembo sterile di Elisabetta. Quella di far fiorire le terre più aride è azione divina per eccellenza. 

Lo sapevano bene gli ebrei, che da tante situazioni di morte erano stati tratti fuori grazie a un intervento del Signore. E lo sapevano anche perché i profeti che Dio gli aveva inviato nei momenti più critici, avevano in diverse occasioni invitato a far festa per la vita nascente dalla sterilità, come Isaia quando dice: «Esulta, o sterile che non hai partorito, prorompi in grida di giubilo e di gioia» (Is 54,1). 

Perciò al bambino non può essere dato il nome di Zaccaria, che significa “Dio si è ricordato” delle sue promesse. Il piccolo neonato che Elisabetta tiene tra le braccia non è più una promessa, è un dato di realtà. La promessa ha carne e sangue, ha occhi, ha cuore, ha un’anima, piange, ride e ha bisogno di cibo e di cure. Giovanni vuole appunto dire: “Il Signore ha fatto grazia, ha manifestato la sua bontà, la sua benevolenza”. C’è una novità, un salto di qualità, un nuovo inizio, che si manifesta nel miracolo dello scioglimento della lingua. Il mutismo che aveva bloccato Zaccaria dopo l’incontro con l’angelo, adesso si trasforma in canto, davanti alle cose umanamente inspiegabili di cui è testimone. Luca ci dice che «gli si sciolse la lingua e parlava benedicendo Dio». 

È la stessa gioia profonda che provò Maria all’annuncio della sua maternità e poi nell’incontro con sua cugina sui monti di Giudea. Dire grazie per i passaggi di Dio è il primo passo per custodire la gioia e alimentarla. È un allenamento a mantenere uno sguardo positivo di fede mentre siamo incamminati sulle strade della vita e dell’incontro con gli altri. Nel sentirci figli di questa Madre, impariamo anche da lei a custodire le promesse di Dio e a fare leva su di esse per il nostro cammino presente. Per ognuno di noi la promessa di fondo è chiara: rimanere in Gesù e così avere la vita eterna. E accanto a questa ce ne sono altre, legate al nostro specifico cammino, all’interno delle relazioni che Dio ha suggerito più opportune per la nostra crescita e realizzazione. 

Sono promesse che emergono nella preghiera e nell’ascolto della Parola, e che la vita conferma. È questa forma di costante vicinanza che Dio ha per noi a costituire – mentre siamo ancora pellegrini – la fonte principale della gioia. Per l’uomo fragile, incerto e incapace di salvarsi da solo dai limiti e dalla morte, non esiste gioia più grande e entusiasmante di quella che viene dal sentirsi amati da Dio. A questa certezza di fede ci conduce l’affidamento a  Maria, perché è a Gesù che lei ci porta, con la sua mano materna. Farne esperienza è allora la realtà più desiderabile, e se la si desidera davvero, possibile.


Natività di san Giovanni il Battista
Lc 1,57-66.80


In quel tempo 57Per Elisabetta intanto si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. 58I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei.
59Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccaria. 60Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». 61Le dissero: «Non c'è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome». 62Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. 63Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. 64All'istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio. 65Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. 66Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui.
80Il bambino cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele.



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